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Come si diventa proprietari di una barca a vela

Se dieci anni fa una maga mi avesse predetto che da lì a poco sarei diventato proprietario di una barca a vela e non avrei sognato altro che di navigare per mare, di certo le avrei dato della pazza. E invece...

...Invece una sera di settembre di dieci anni fa, viene a trovarmi mio cugino Walter e mi dice: Quest'estate ho fatto una crociera di una settimana in barca a vela ed è stato entusiasmante. Vado a fare la patente nautica, vuoi venire anche tu?

La patente nautica??? Io non sapevo quasi neanche cosa fosse la patente nautica. Figuriamoci poi una barca a vela... Ma dove si fa la patente nautica? A Genova? E la pratica? Mah... mi sembrava tutto troppo complicato...

Va bene, d'accordo. Ci sto. Dove ci si iscrive?

E così, per gioco, è cominciata l'avventura che mi avrebbe cambiato la vita... in meglio.

Dopo qualche mese di scuola e molte serate passate a tracciare rotte su una carta nautica tenendo conto di scarroccio, deriva e declinazione magnetica, finalmente superai l'esame a Genova.

Ora ero di fronte a due alternative:

  • Mostrare orgogliosamente il rettangolino di carta agli amici, per poi finire per dimenticarlo in qualche cassetto
  • Cercare di dare un seguito all'avventura appena intrapresa

Visto e considerato che anche la Tita era incuriosita dalla faccenda, optai per la numero 2 e iniziai così a farmi una piccola cultura in barche a vela, navigazione, ancoraggi, ormeggi, ecc. ecc.

Non vi sto a raccontare la quantità di libri e di riviste che mi sono sciroppato in quel periodo, comunque... mi appassionai a tal punto che cominciai ad occupare i miei weekend girando per i porti della Liguria e della Costa Azzurra alla ricerca di una piccola barca a vela con cui cominciare a farmi un po' di esperienza

Dopo decine e decine di barche visionate e di weekend infruttuosi, per fortuna sempre sostenuto ed appoggiato moralmente dalla Tita (che era sempre più euforica), finalmente trovai in un porto vicino a Nizza una vecchia e malandata Alpa 9.50. Fu amore a prima vista.

Il prezzo era onesto (costava meno di un camper molto usato) e alla Tita piaceva (ci avevano assicurato che l'Alpa era una barca sicura e molto marina), quindi incrociammo le dita e... diventammo armatori (!!!)

Cominciò un lungo periodo fatto di bricolage, prodotti per la pulizia e tanto, ma proprio tanto olio di gomito, ma alla fine la nostra Halavela sembrava ringiovanita di dieci anni. Grazie anche a papà Sergio, che in quel periodo non si è certo risparmiato.

I nostri quattro anni in compagnia di questa splendida barca dalle straordinarie qualità marine furono intensi ed emozionanti.

Ricordo ancora la prima volta che passammo Cap D'Antibes (appena a cinque miglia dal nostro porto): ci sembrava di aver doppiato Capo Horn!

Eppure in seguito ci saremmo spinti molto oltre, assaggiando passo dopo passo le emozioni ed il senso di libertà che solo la navigazione in barca a vela può dare.

Ben presto, però, la nostra barca si rivelò troppo stretta per tre persone. Mio figlio Ale, infatti, che aveva poco più di due anni alla sua prima vacanza in barca, stava crescendo a vista d'occhio e bisognava procurargli una cuccetta decente.

Non avrei immaginato che sarei riuscito a vendere Halavela in così poco tempo. Soprattutto non avrei mai creduto di venderla ad un prezzo più alto di quello che l'avevamo pagata! Il restauro aveva dato i suoi frutti.

Eravamo tutti sulla diga foranea del nostro porto francese, quel pomeriggio di settembre quando Marco e Dario, i nuovi proprietari, salparono con Halavela alla volta di Chioggia. Li aspettava una bella circumnavigazione della penisola italiana. Beati loro!

Da allora, tanta acqua è passata sotto la chiglia e tanta esperienza abbiamo accumulato, tanto che oggi ci fanno sorridere i ricordi dei primi ormeggi al porto, quando il tasso di adrenalina nel sangue raggiungeva livelli impressionanti.

Con la nostra Lady Blues, il Bavaria 32 che abbiamo acquistato in seguito, siamo arrivati in Corsica e in Sardegna. Abbiamo affrontato mari abbastanza impegnativi, abbiamo navigato con forza 8 e passato giorni e notti in rade spazzate dal mistral a 40 nodi e oltre...

Ora possiamo tranquillamente affermare che, con le nostre 1500 miglia percorse ogni anno, tra la popolazione media dei diportisti da noi conosciuti non ce la caviamo poi male.

Se ne hai voglia, puoi leggere delle nostre ultime crociere (qui quella del 2009), oppure leggere il mio blog.

Se invece hai intenzione di acquistare una barca a vela, allora sappi che Lady Blues è in vendita. Se fai click qui puoi vedere le foto, i video e leggere la scheda tecnica.

Buon vento!


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